Non so quante strade deve percorrere un uomo prima che lo si possa chiamare uomo, né quante volte deve alzare al testa prima di riuscire a vedere il cielo. Non so neppure per quanto tempo continueranno a fischiare i cannoni prima di essere banditi per sempre. E nemmeno quante orecchie dobbiamo avere per sentire le lacrime dei nostri simili, quante volte potremo far finta di non vedere, quanti morti ci vorranno prima di dire basta.

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C’è un vento che soffia, una brezza leggera, quasi impercettibile. Se ne sta acquattata dentro le nostre coscienze assonnate, nei giorni pigri dell’indifferenza, nelle notti rannicchiate sui nostri piccoli sogni di piccoli uomini senza più speranze per il futuro. Non so se finiremo per assopirci del tutto, affogando nei nostri egoismi. O se arriverà la fine di questa lunga notte.

Non lo so, come non lo sapeva Bob Dylan 50 anni fa. So però che ancora oggi, dopo 50 anni, non ho perso la voglia di cercare una risposta.

Quella risposta che, amico mio lo sai, è volata nel vento.

Pubblicato (anche) su Giornalettismo